Troppe situazioni in contemporanea. La spinta di arrivare più in alto possibile, ballano soldi e prestigio. L'allenatore. La direzione sportiva. I giocatori. Bologna in questi giorni è una fucina di possibili eventi e novità in campo calcistico.
Scrivendo su un social, un tifoso ha argutamente osservato che un risultato positivo con il Napoli allineerebbe monte ingaggi, presenza pubblico e classifica. Mai successo, e tutto o quasi merito di Mihajlovic. Se aspettavamo le tempistiche incrociate, magari anche le preferenze di proprietà e management, forse saremmo qui a piangere. E in ogni modo il tecnico serbo ha acutamente osservato che due miracoli li aveva già fatti a Genova e Catania, ma come questo mai. Troppo tardi.
Però è andata bene. L'errore in cui non vuole cadere Sinisa è di dare per scontato che l'alchimia, frutto di un mix di bravura e fondoschiena, si riproponga...solo perché è già successa. E poi: stessa squadra di Inzaghi, dicono tanti, sì, mia sorella e sua zia. Tre titolari che (non) giocavano altrove, due decisivi (il bomber Orso e il trattore Djiks) che vagavano per il campo senza una meta tattica. Quando c'erano..
Alla fine i nodi sono sempre quelli di quattro anni fa. Investire o no sulla parte sportiva, e lo deve decidere e fare il proprietario. Certo non è il momento di rievocare Corvino, la cui popolarità oggi è modesta tanto quanto la sua Viola. Però il possibile, a questo punto quasi sicuro, arrivo di Sabatini rievoca una figura di dirigente tecnico "ingombrante" e protagonista che si era ripudiato. Bene, ciò sarà temperato dalla compresenza di Bigon, in modo da un lato dal poter dire, "yes, we've changed", dall'altro di dare continuità (il che non è sbagliato: in fondo la presa di Santander, che oggi pare, e forse è, marginale, a inizio stagione è stata determinante. Non ci fosse stata la sua galoppata contro la Roma, beh, probabilmente parleremmo d'altro).
E' stata insomma architettata una soluzione "democristiana" a pura impronta fenucciana che ha, intendiamoci, una sua ragion d'essere e lo colloca sempre più, come sostiene Marchesini, nel ruolo di "padrone" vero del Bologna. Mi aspetto che lunedì, come sempre, affianchi Saputo (una badante di lusso, se ci concede la battuta) nel suo talk show mattutino e lo indirizzi su tematiche "politiche" e sullo stadio, insomma i suoi cavalli di battaglia. Buffo pensare che era sulla graticola a gennaio e che ha dimostrato di avere sette vite come i gatti (di Vicolo Miracoli, con quel che è successo).
Le croci, ora, sono legna da ardere. Per fortuna, sotto tanti aspetti. A questo punto però bisogna convincere Miha non a base di giri di valzer ma di concretezza: denaro e giocatori. Toccherà rinunciare a corpose plusvalenze o rispendere subito quelle somme in atleti di pari valore. Di sicuro c'è una grande occasione per lasciare le titubanze, i "progetti" (molto tra virgolette) e le compatibilità, e fare calcio. Possibilmente a buon livello. Le risorse padronali e dirigenziali ci sono. E se l'allenatore andrà cambiato (eventualità di certo possibile), l'importante è escludere dalla lista i "remigini" a basso prezzo. E rendimento negativo. E presunzione alta.
Riscrivo una cosa già sottolineata. Lo stadio era pieno durante un ponte contro l'Empoli, quindi senza utili (al cassiere) ma fastidiosi apporti dei tifosi di una grande. Un patrimonio fatto dalla città "diffusa", non da chi c'è sempre e comunque. Perché il Bologna non è il patrimonio solo di chi non rinuncia mai e magari si accontenta troppo, ma anche di chi cerca qualità e divertimento, e vuole lasciare la sofferenza al lavoro e a tristi vicende di vita. Provate a tenerne conto...
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