Piccolo diagramma dello sport di vertice e quindi del tifo cittadino. Una sola squadra su tre ha tenuto un comportamento rettilineo, coerente, ineccepibile in questa stagione ed è la Fortitudo. Due hanno ondivagato, una proprio facendo spesso malissimo, ed è il Bologna, e l'altra galleggiando, cioè la Virtus.

Così il tifo Fortitudo, da sempre il più impermeabile ai successi sportivi, il più "ideologico", diventa simile agli altri, e cioè "schiavo" dei risultati. A rimarcare ciò è proprio il Presidente Pavani, che in ogni suo ringraziamento sottolinea i 3200 che hanno cominciato, non i 2000 che si sono aggiunti. Questi sono, nella loro visione, simili alle "bave". Le quali si sono peraltro fortitudinizzate, riempiendo il PalaDozza anche quando si affrontava la siderale sfida con Casale Monferrato: una roba non da virtussini, ma che aggiunge un pizzico di modernità, possibile peraltro solo nell'arena centrale: a Casalecchio la vastità di spazi incoraggia un tifo altolocato e poco pregnante.

Il Bologna è il caso più eclatante della filosofia "l'importante è esserci, non importa come". La torcida rossoblu riceve ripetuti calci in bocca - tipo Bergamo - da squadre, staff tecnici, proprietà e dirigenze assortite (oltre il 50% di sconfitte nelle ultime 5 stagioni...) ma non demorde e non deflette. Sembra quasi che il risultato sia l'ultimo dei problemi, per tanti. Le tre vittorie consecutive di Mihajlovic, delle quali il tecnico serbo porta grande merito, hanno certamente ringalluzzito il pubblico più "largo", quello che al calcio attribuisce valenze anche estetiche (e vivaddio, è giusto), non solo il tipico senso aggregativo del ventenne - generalizzando, certo - che è lì per fare "balotta", birra, fumo e se in campo vanno degli scarpazzoni importa poi il giusto. Questi stessi tifosi classici hanno sofferto molto per l'indecorosa prestazione al cospetto della Dea, veramente una roba priva di senso. Gli altri pensano sempre alla gara dopo, un modo per fuggire dalle responsabilità del presente, e ciò certifica la mediocrità e l'acquiescenza al livello basso.

Avere tre squadre da prima pagina moltiplica il saliscendi classico dello sport. Era stata una settimana magica, aperta dal trionfo di "solidità" dei cinni rossoblu al Viareggio, seguita dalla esaltante promozione Fortitudo, una stagione straordinariamente normale e chiusa da una partita di Coppa d'altri tempi, cuore, difesa e senso del gruppo bianconero al cospetto di un PalaDozza gremito e grondante entusiasmo. Tutto è stato sommerso dai balbettii di Bergamo, una prestazione patetica e indecorosa di una squadra che non era tale, ma la summa delle peggiori esibizioni donadoniane e inzaghiane. 

L'ennesima puntata di una serie di record negativi frantumati in questi anni. Non è rispettoso della nostra storia minimizzare i rovesci.

Mihajlovic ha sbagliato nella presentazione (oramai risulta stucchevole dire il contrario di quel che si vuol fare, saranno 40 anni che i mister contano frottole per poi stupire,a cosa serve ?), nella gestione dei cambi che ha apportato, in formato extralarge, alla squadra in campo, e nel dopopartita (anche se si è accollata la colpa della sconfitta). Rimarchevole la contorsione verbale sull'utilizzo di Krejici come quarto di sinistra dietro, un capitombolo tattico in cui era già incappato Inzaghi. 

Con tutto ciò, se esiste qualcuno che può nuovamente tirarci fuori dalle secche di una stagione (prevedibilmente) disgraziata, questo è il tecnico serbo. Che non può non essersi reso conto del guaio combinato. 

Non so se resterà, e questa non è l'unica incertezza sul prossimo anno. Molti piani di lavoro attendono, per essere sviluppati, di sapere in quale categoria si giocherà e sullo stadio, un'operazione che è sul punto di svilupparsi ormai da cinque anni ma che sembra invece avvilupparsi su sé stessa, non si comprende se si punti ad attendere i possibili Europei del 2028 o cercare uno spiraglio per decollare definitivamente. Però anche basta con i semi-annunci "entro...", l'abbiamo già detto e scritto troppe volte. 

Nascondere i contraccolpi negativi della non partita di giovedì non serve. Ma è parimenti inutile amplificarne nel futuro gli effetti. Il Bologna può ancora salvarsi appellandosi alle sue forze e mantenendo la buona media punti delle ultime nove giornate.

E' vero che Sinisa fu esonerato dieci anni fa dopo l'1-4 in casa con il Siena, ma  non esiste, oggigiorno, un Moggi a cui appellarsi. L'unica fiche su cui puntare corrisponde al tavolo verde di Vukovar.  

Sezione: Director's cut / Data: Dom 07 aprile 2019 alle 09:00
Autore: Alberto Bortolotti
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