Ci sono due piani di lettura del 2-2 di Reggio Emilia. Il primo si limita al campo. Il Bologna ha tirato verso la porta avversaria 14 volte (di cui 9 con palla da fermo, particolare non secondario). La media finora è stata di 8 tiri a gara, quartultima squadra. E già che ci siamo, con 34 tiri nello specchio il Bologna è penultimo, a 33 c'è il Chievo. I rossoblu eccellono in parate e chilometri percorsi: Skorupski è terzo, i centrocampisti secondi.
A Reggio è andata - parzialmente - in scena una versione "zemaniana". Parzialmente perché il possesso palla è da squadra "femmina", 26%, ma la propensione al gioco è stata importante, con un piglio autorevole fin dal primo minuto. E inconsueta. Sicuramente figlia di uno schema con un trequartista in più e un difensore in meno. Meno protezione dietro, più creatività davanti. Poi per tante ragioni il modello tattico è cambiato E alla fine si poteva anche perdere.
E' interessante notare che Calabresi nei colloqui con noi e con tutta la stampa ha notato due cose apparentemente banali ma giuste. In zona mista alla fine del match con il Toro banalizza le masturbazioni sui moduli dicendo che "l'importante è correre". Troppo spesso, in effetti, si confonde il calcio con il subbuteo. E poi nell'intervista al PG Calabresi fa notare proprio a me, che lamentavo la media inferiore a 1 punto per partita (il dato aritmetico non è cambiato), che dalla Roma in avanti - gara che in spogliatoio, evidentemente, considerano spartiacque - il Bologna ne ha fatti 8 in 6 partite (6 in 4 al momento del colloquio): 2 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. 8 gol fatti e 9 subiti. Punti e segnature messi equamente insieme con squadre appartenenti alle tre fasce della classifica.
Non è comunque molto facile decrittare quale è la vera faccia del Bologna. Ogni giornata si divertono a scardinare le sicurezze precedenti. Dopo 10 gare abbiamo dei titolari ma non una squadra titolare. In quattro delle ultime sei partite abbiamo fatto due gol, ma nelle prime quattro non abbiamo mai segnato e in assoluto non abbiamo mai fatto un gol solo. I comuni denominatori possono essere la capacità di reazione, la tenuta fisica e la propensione a subire parecchie reti. Ma in marcia verso un terzo di campionato di certezze ce ne sono ancora poche.
Il secondo piano di lettura riguarda il posizionamento passato e presente di un club che, volenti o nolenti, propina comunque una squadra quartultima in classifica. In settimana Delio Rossi ci ha raccontato che Saputo per convincerlo gli ha parlato di un futuro a stretto giro tra il quarto e l'ottavo posto. La stessa cosa che potrebbe raccontare Mattia Destro ma che non svelerà mai. La fotografia del cambio di registro sono i mercati risparmiosi e di "scoperta" che vengono imposti alla direzione tecnica.
E un De Zerbi altezzoso e sprezzante liquida la trattativa estiva con il Bologna dicendo che il contatto non si è mai sviluppato. "Bologna è un'ottima città ma il calcio è un'altra cosa". Una lettura, ahimé, corrispondente al presente saputiano e in fondo vera ma che fa male sentirsi sbattere in faccia con questa saccenza.
La considerazione finale la lascio a un tifoso, su un social: "Se una fetta della tifoseria non è contenta dell'operato della società. Se i risultati sono stati scadenti in questi 3 anni. Se i giornalisti esprimono dubbi. Se anche gli addetti ai lavori sottolineano questa situazione. Sarà che son tutti scemi o forse qualcosina non sta andando come dovrebbe?".
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