Il rischio è che, anzìchè riprendere quota il Bologna, siano solo i sempre godenti a trarre nuova voce dall'incoraggiante (sì, lo penso sul serio) messaggio di Joey Saputo. Se così sarà, pazienza. Qualora il Bologna si rimetta in carreggiata meglio per tutti, ove non succedesse avranno, al massimo, pestato un'altra boazza. Da aggiungersi alla collezione, tipo generale sovietico.
Non è tanto nelle parole in genere, che possono certamente essere di circostanza, il motivo di un cauto ottimismo su una piccola svolta, basata sulla presa di coscienza che finora non si è acchiappata una vasca da bagno. Uno non dice che il "piano" (occhio, non il PROGETTO) deve cambiare e cambierà se non intende farlo. Ovvio che le parole saranno misurate sulla aderenza ai fatti (del resto lo chiede Lui...) ma sembrano lontanissimi i toni reboanti, tronfi, inadeguati e irrispettosi della nota successiva alle croci (a proposito: le indagini ?), a fronte di un socratico "so di non sapere, ma nulla sarà più uguale, datemi fiducia".
D'altra parte il pronunciamento della tifoseria ha bocciato senza appello i dirigenti e Joey manco li nomina, citando genericamente i dipendenti: "degradato", nei fatti, il management, per non fare atti di sconfessione pubblica ma nemmeno lasciar perdere la sconfessione venuta dalla torcida. Non si fa menzione dello stadio (il che non gli impedirà, in caso, di esser qui e dare la benedizione alla presentazione, ammesso ci sia, ma forse senza di lui. "I fatti parleranno più delle mie parole": benissimo, di conferenze stampa come quella di maggio non sappiamo che farcene), espone concetti opposti a quelli che gli erano stati scritti prima di Natale e, soprattutto, parla in inglese (citando, toh, We are One ma non l'artefattissimo Fire and Desire).
Fa un po' sorridere pensare che uno di famiglia italiana non riesca a esprimersi correntemente in italiano, eppure è così. La sua fragilità con la lingua di Dante lo rende "ostaggio" di ispiratori e ghost writer, tanto che buona parte degli interventi, finora, erano suoi nella forma ma non nella sostanza.
L'uso della "sua" lingua lo rende self-confident, aggressivo nella positività, comunicativo come raramente è stato, autocritico. Soprattutto non emette, come è sempre accaduto finora, l'antipatica sensazione di essere sotto tutela, privo di autonomia, un robottino manovrato dal management (finora molto più abile di Lui a gestire i rapporti verso l'esterno).
Non sto sostenendo che i dirigenti non ci abbiano provato, a fargli allargare i cordoni della borsa per il mercato. Lo hanno detto tante volte riservatamente e talora anche in pubblico, per esempio Fenucci, pur tra mille volute di fumo, in aprile. Può capitare che un obiettivo a lungo e giustamente inseguito adesso lo vadano a cogliere altri, nel lavoro succede. Sarebbe veramente incoerente a livelli sbalorditivi che dopo questo esporre il petto in fuori Saputo rientrasse nei ranghi come un Remigino al debutto scolastico e si rimettesse docile in mano alla maestra. Non credo succederà.
Non mi ha conquistato; ci vuole, in buona sostanza, fare l'esatto contrario di quanto si è visto finora. Ma gli atti di consapevolezza vanno incoraggiati. Non sarà mai uno brillante, ma oggi, speaking english, è diventato un po' più italiano. On di nuster? Sperèn. Pòl èser.
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