Si tratta, in fondo, solo di decidere chi sia il prossimo capro espiatorio. I candidati, manco a dirlo, sono due, ovvero Bigon e Inzaghi. Uno alternativo all'altro, oppure anche assieme. Non cambierebbe molto. Ma soprattutto non inciderebbe sulla natura strutturale della crisi, come direbbero i politici. Non è silurando i Donadoni e i suoi epigoni, o cambiando ancora il direttore sportivo (Fusco-Corvino-Bigon-?), ancorché l'atteggiamento dell'attuale sia molto, ma molto migliorabile, che il Bologna si risolleverebbe.
Ci sarebbe semplicemente una tregua mediatica e una nuova illusione da parte di tifoseria e critica. Iachini meglio di Inzaghi? Certo. Ma dipenderà anche dai giocatori, no? Corvino meglio di Bigon? Poco ma sicuro. Ma se dentro 20 milioni - peraltro tutti generati da Verdi, zero euro dalla proprietà; zero! - ce ne debbono stare 8 da destinare al settore giovanile e un paio di "puntelli" pronti subito, la possibilità di sbagliare cresce di parecchio.
Il punto è che chi conta ha deciso che tutti i buoni vanno via: ce n'é uno alla volta, si va regolarmente all'indietro. E non ha un grande senso continuare nel vorticoso tourbillon di procuratori, pedatori, tecnici, aree tecniche perché vivremo sempre nel precariato, al di là della sicurezza esibita, del favore di tipo religioso inscalfibile, dei videomessaggi iniziali (rivisitazione dei filmati dell'Istituto Luce di epoca mussoliniana) e dei successivi slogan: We are One, Fire and Desire. Locuzioni accattivanti che però nascondono poca aderenza alla realtà. We are One non è vero perché la tifoseria è profondamente spaccata, Fire and Desire completamente fuori posto perché tutto il contesto è decisamente auto-referenziale, distaccato, lontano, poco presente sul piano sportivo, di bassissima soddisfazione per il consumatore e nessuna possibilità di accensione del sentimento per cui esiste una comunità calcistica: la passione.
Sì, mi direte, tutto bene, ma come facciamo a salvarci? Intanto sperando che i futuri campi pesanti rendano giustizia alla "impiombatura" della squadra, poi che ci sia un giocatore da vendere per fare mercato a gennaio (non crederemo mica che rinsavisca, si purghi degli errori e metta soldi per rafforzarsi? No, ormai...), e poi che trovi un acquirente. In fretta, pure.
Quattro cose prima di chiudere.
Se nelle prime tre partite avevamo avuto qualche segnale incoraggiante da Mattiello e Djiks, ora se ne sono accorti anche gli altri e gli esterni sono molto contenuti. Torniamo ai reprobi.
Bigon ieri. Io lo leggo molto come un tentativo di girare il barile verso Montreal. E' sembrato offensivo verso la città, a me invece....
Inzaghi ieri. Io lo leggo molto come uno che non si aspettava un casino del genere e si maledice per essere venuto.
Ah, i due hanno discusso animatamente giovedì al pranzo al Golf Bologna. Già in ritiro al mister erano sfuggiti alcuni commenti caustici. Che, a scanso di equivoci, ha ripetuto anche alle persone care.
Sono i giocatori che fanno i coach, non il contrario.
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