Nel desolante quanto proficuo pareggio di Cagliari, testimonianza di una squadra tanto viva quanto incapace di produrre calcio (evidenza di cui, come è noto, le colpe non sono di uno solo) spicca, nel finale, la contestazione dei tifosi isolani al presidente Giulini. Straniero come Saputo: in fondo che uno venga da Milano o da Montreal è solo un fatto chilometrico. Forestiero e "salvatore" resta. Giulini riporta in Serie A il Cagliari dopo la retrocessione con Zeman, qualche merito (o debito di riconoscenza, per tornare all'abusatissima locuzione petroniana) può avercelo anche lui. Ebbene, strali della torcida su giocatori e proprietà, zero sull'Hombre Vertical. Il quale, vero, è stato un idolo delle folle ma, esattamente come Donadoni, qualche responsabilità la porta. Saranno fuori registro a Cagliari, però mi pare che là le gerarchie vengano rispettate. Se non va, c'è anzi tutto un colpevole, poi gli altri.

Del decesso di Recchia e del suo lavoro a Bologna mi sono già occupato: per me era un fratello maggiore. Qui voglio solo far notare, in vista dell'estate, che si può fare una rivoluzione proficua, cambiando tanta parte della rosa. Lui ci riuscì, l'importante è avere idee chiare e in testa un "credo" tecnico. Gli interpreti si trovano.

Salvando, certo, una parte di chi è già qui. Ed è oziosa la diatriba tra buona rosa (quindi up with Saputo) e buon tecnico (per cui down with Saputo). E' tutto molto medio, in realtà, e l'esempio viene dalla proprietà, che fatica anche sul livello standard. Mica perché non possa: le potenzialità servono a poco se non si esprimono. 

Copio e incollo, e siccome spesso sono insofferente nei confronti dei tifosi lo faccio proprio da loro.

"Mi spiego: nessuno capisce perché il Bologna debba avere obiettivi mediocri quando ha un presidente miliardario; nessuno capisce perché la Virtus non debba già competere per qualcosa di più di entrare nelle prime 8 se ha tra i più alti budget del campionato e Gentile/Aradori; nessuno capisce perché la F abbia continuato ad affidarsi a Boniciolli nel lavoro di costruzione della squadra quando con un vero GM e il budget più alto dell’A2 avrebbe potuto dominarla. Molti pensano che le piazze di Bologna si stiano accontentando a fronte di investimenti importanti o potenziali. E non si capisce perché si continui a parlare di progetti (progetto di riportare il Bologna in Europa; progetto stadio; progetto Fortitudo) e mai di obiettivi importanti, mai di vincere. (una volta) C’era entusiasmo, orgoglio, voglia di partecipare per essere competitivi, non per fare il compitino. Senza quel sentimento non si riesce a fare sport a Bologna".

E ancora: "Una spaccatura (tra tifosi, n.d.r.) del genere non è mai esistita. almeno, che ricordi io. Non parlo di scazzi tra gruppi ultras, cosa già accaduta in passato, ma proprio di divisione come se una parte tifasse per una squadra e altri per un'altra ancora. E' una roba mai vista, ed è molto ma molto peggio di una qualsiasi sconfitta del Bologna".

Infine: "Dei soldi dei diritti TV il Bologna prende la fetta più consistente grazie a storia e tifosi, ed è questa parte "aumentata" che compensa la fetta sottile e scarsa che prendiamo grazie ai risultati del 'progetto' ".

Tre punti di vista, tra l'altro, perfettamente condivisibili, che preferisco pubblicare per intero piuttosto che tradurli, interpretarli o decrittarli. Un tempo li avrebbero bollati come "maigoduti". Adesso digrignano i denti e pensano "verrà un giorno che...". Ma quel giorno, nel calendario, non c'è. 

Sezione: Director's cut / Data: Mar 24 aprile 2018 alle 12:00
Autore: Alberto Bortolotti
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