Ci sono due news non cattive. Oddio, bisogna cercarle con il lanternino, ma ci sono. La prima è che Di Francesco è a Coverciano: no, non in centro a Firenze, come il padre, che si fa beccare sotto le finestre di Corvino da Firenzeviola, ma proprio al Centro Tecnico, per lo stage di Ventura. L'impiego con il contagocce di Donadoni gli tiene comunque spalancate le porte dell'azzurro.
La seconda è che è stato hackerato il profilo twitter di un giocatore pubblicando foto oscene - prontamente rimosse -. Ritraevano una partita dei suoi compagni?
Sinceramente mi viene solo da ripetere un concetto che ultimamente enuncio spesso. E cioè che l'asticella è talmente abbassata (ecco perchè non c'è più Pioli, lui la voleva alzare...) che va bene tutto; qualunque schifezza - tecnica, certo -, qualunque resa, qualunque fila di sconfitte deprimenti e di figuracce seriali (tecniche, ancora. I mattoni, ancorchè belli e di qualità, non vanno in campo. Le vasche del ghiaccio non tolgono il fuoco agli avversari e non lo danno a te. I droni non ti fanno volare. Le porte chiuse portano sfiga) è accettata nel nome del supremo interesse futuro. Come in Corea del Nord. E a Cuba. Mancano i cartelli sui viali di circonvallazione "Hasta la victoria siempre", le foto del Che e le file nei negozi: noi vorremmo "mangiare" calcio minimamente decente subito, loro ci rimandano sine die e fanno pure pagare a buon prezzo la tessera. Erano belli i tempi (due mesi fa, ma ci si scorda in fretta) nei quali sacramentavamo contro gli arbitri, talora a ragione, talaltra meno. Adesso non sappiamo più a cosa appellarci.   
Molti hanno accettato la gara con la Roma (sfortuna, impegno, debolezza, caldo, ognuno metta nel frullatore gli ingredienti che vuole e alla fine i genitori firmano la giustificazione) in cui da un lato il Bologna avrà giocato in tutto 25' (diciamo 15' nel primo tempo e i primi 10' del secondo) e dall'altro ha paradossalmente tirato verso la porta più dei giallorossi (11 volte contro 8), a dimostrazione che le cifre talora sono mendaci.
E' che lo sa anche chi parla. E ascoltare, a fine partita, non solo il mister, ma anche capitano e diesse - indirizzati da domande invadenti e compiacenti - descrivere un mondo dei sogni mi ha un po' irritato. Poi rifletto e dico: "ma quanti sono, come me, seccati ascoltando fole?". Sì, lasciamo perdere anche questo, tanto a che serve?
I nostri scolaretti facevano tenerezza al cospetto di una squadra abbastanza vera, che pure in Europa ha subito batoste memorabili e a un certo punto si è messa a passarsi il pallone per far trascorrere il tempo. Per dire: resta misterioso pensare che un club che fattura 50 milioni e perde una gara su due in casa possa, un giorno, uscire dai confini patri e aumentare le entrate in un contesto dove, in teoria, l'argomento è un pallone che rotola in rete. Di solito, la nostra. Calciato dagli avversari.
Sembra quasi ci sia un disegno. Teniamo solo i fedelissimi, gli eletti, le truppe cammellate. Gli altri non ci interessano, li schifiamo proprio. Sviluppare un senso di appartenenza diffuso con risultati agonistici simili è talmente poco probabile che pare voluto. Mattia Destro oramai assomiglia a Paponi e potrebbe essere pronto per gli Impact. Per qualcuno (tanti!) è così anche Donadoni e sarei curioso di provarlo, l'esonero. Ho il sospetto che si spappolerebbero anche le pochissime certezze rimaste. Poi, ed è l'unica cosa che condivido, Saputo non vuole.
Mi sussurrano che qualcosa striderebbe dopo l'incontro con Malagò all'Olimpico ai margini del derby romano di Coppa Italia. Non so se sia vero, anzi non ci credo. Ma se anche fosse, cosa può capitare? Quando torna, tra un mese, altre parate, altre bandiere, altre inaugurazioni, visite, p.r. E nessuna intenzione di vivere la vita della città. Senza filtri, schermi, accompagnatori.
Non mi va neanche più di citare i numeri. Sono talmente negativi, disastrosi, drammatici che li risparmio a me e a voi. L'ultima frontiera è pensare che alla prima della prossima stagione tutto riparte magicamente. Come giocare un numero alla roulette. Proviamo pure.

Sezione: Director's cut / Data: Lun 10 aprile 2017 alle 09:04
Autore: Alberto Bortolotti
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