Proprio nella settimana in cui si gioca il suo "derby" personale, scatta un plebiscito contro Fenucci.
Tacopina, ultimo in ordine temporale, parla dopo la replica dell'amministratore delegato rossoblu a Destro e Donadoni e alle punzecchiature verso Saputo, e afferma che portarlo qui è stato il suo più grande errore, Di più: stigmatizza la situazione in cui si è trovato Corvino, obbligato ad andarsene (da Fenucci), e la costruzione della debolissima squadra di quest'anno (ma non spende parole di particolare elogio o comprensione nei confronti di Inzaghi).
Oramai è una slavina, chiunque interviene pubblicamente punta il dito contro il management - e in specifico verso il suo esponente top - e sembra quasi che, a quattro anni di distanza, tutti scoprano le cose che qualcuno (per esempio chi scrive) sottolinea, inascoltato, da quasi un lustro. Oh, erano lì, a disposizione di tutti, invece si è preferito berciare verso il cielo, inventare nemici inesistenti o scodinzolare come cagnolini.
Voglio affondare anche io un po' il coltello verso l' "uomo dei conti" ma al tempo stesso difenderlo.
Non so da dove salti fuori il dato attribuito e addebitato a Corvino, ovvero 50 milioni di spesa per acquisti di calciatori nei primi due mercati. Era sempre circolata la somma di 35 milioni. Come non so da dove salti fuori il dato dei 60 milioni messi da Saputo a sanare i conti di Guaraldi, quando l'allora presidente di Futuro Rossoblu (ovvero la fetta di tifosi "azionisti") ha scritto anche recentemente che quella parte di debito è di 35. Detto, e ribadito, da un "saputiano" di granito come Denis Rizzi.
Io non credo affatto che Fenucci sia un mago dei conti. E' una leggenda alimentata da lui stesso, anche in conferenza stampa. Il Bologna spende tuttora troppo e incassa troppo poco. Però...a Tacopina (a cui vanno riconosciuti meriti mediatici indiscutibili) non viene mai rinfacciato il grottesco ricorso alla Banca di Trani (che visse il suo momento di celebrità, tutto gratis...) per tentare di ottenere le famose fideiussioni, un mese dopo la "conquista" nordamericana. Il club fu sul punto di capottare (poi uno si chiede perché si era perplessi da subito...) e salvato da Saputo che rafforzò il suo legame con Fenucci. Quanto al Chairman, che sia un ostinato micragnoso nella gestione sportiva e metta in difficoltà il management è un fatto incontrovertibile. Fenucci ha straragione nel lamentarsi. Solo che dovrebbe trarre una conclusione. "Le badilate di guano arrivano tutte a me? Sai cosa c'é? Che io ti saluto". Succederà? Mah... E se succede, siamo sicuri che le cose andranno meglio? affidate a Saputo? Boh...
Comunque, è stato ancora una volta bello leggere e ascoltare nuovi e vecchi trombettieri del "regime", i quali hanno minimizzato il dato saliente delle parole del dirigente romano, che rivolge i suoi strali al datore di lavoro; e non è la prima volta, si tratta di un tormentone partito ad aprile 2018.
Certo, il malcelato disprezzo rivolto a Donadoni ("non abbiamo fiatato quando abbiamo perso, e non mi era mai capitato in 22 anni di calcio, in 11 contro 9", contro il Milan in casa, per chi non ricorda: loro erano in verità 8 e 1/2, Poli zoppo), le frecce al curaro verso Corvino e i pizzicotti a Destro sono apparsi, a una visione forse superficiale, eclatanti. Ma ribadire con forza, convinzione e una punta di acidità - questa almeno è la mia percezione - il fatto che solo investimenti sulla squadra (cosa che non avviene da tre anni) possono garantire il riposizionamento del club rossoblu è un colpo di colubrina sparato da Mont Tremblant, alture di Montreal, direzione Saputo Stadium: forse, l'anticamera di una separazione.
Lo pensano in tanti ma non so con quale fondamento.
E ancora: "l'azionista - spesso chiamato anche Joey, retaggio di una vecchia consuetudine che, tradotta, significa 'siamo amici, il suo uomo sono io' - conosce perfettamente cosa spendono le altre squadre di serie A per collocarsi là dove sono". Insomma, Fenucci dà (in modo elegante, metaforico, mai diretto e molto accorto) dell'ingrato e incapace a Donadoni, del dissipatore a Corvino e del plumone a Saputo ("sulla base del budget fissato dall'azionista certi giocatori arrivati nell'ultimo mercato non erano acquistabili in estate").
L'ennesimo maigoduto, dopo Mattia Destro (ha detto al Prof. Franzoni al Gozzadini che più della metà delle cose capitategli a Bologna non le conosciamo e meriterebbero un racconto specifico: ha ragione in toto, per quel che so io), Roberto Donadoni ("guarda dove giocano gli attaccanti che mi hanno preso, Falletti, Avenatti, Sadiq e Petkovic", uno dei pezzi forti dell'intervista di Beneforti su Stadio), il Chairman ("abbiamo fatto pietà", post gara col Frosinone), e l'oracolo Righi, tesserato del Mantova che ingerisce - con evidente torto formale ma possibile ragione sostanziale - nel lavoro di Casteldebole affermando che "bisogna poi guardarci bene ai soldi spesi, la sensazione è che non si può pagare 11 una cosa che ne costa 2", auguri e figli maschi.
E pensare che, in mezzo a tutto 'sto casino, Mihajlovic può pure fare risultato a Roma!
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