Il primo effetto di una A a 20 squadre è averne 3 o 4 che non sono da A. Nonostante la generosa (specie per i club grossi) distribuzione di diritti tv, è chiaro che le risorse per tutti questi team non ci sono. Nè al Crotone, per dire, conviene fare come fece il Bologna la scorsa estate, stravolgere la rosa contando sulla disponibilità di portafoglio del patron. I calabresi si esibiscono in un giro di giostra nel top level contando su ben due stagioni di contributi per loro impensabili (se retrocedono c'è il "paracadute") e finisce lì, non scoppia nessuna rivoluzione, anzi si sistema il bilancio - chiaro che questo è un criterio ben poco "sportivo" -. Per la verità hanno provato a irrobustirsi con Falcinelli, Trotta e il nostro Crisetig (la squadra che abbiamo battuto al Dall'Ara all'84' con gol di Destro era veramente impresentabile), ma è comunque troppo in salita.
Questa lunga premessa serve a inquadrare un dato incontrovertibile: retrocedere è impossibile. Per quante difficoltà, torti, lacune intrinseche abbia incontrato il Bologna, ce ne sono quattro peggio, lo dice il campionato. Dopo 11 giornate, poco meno di un terzo.
Ecco, io non so se era esattamente questo il percorso immaginato a inizio dell'avventura nordamericana. Ho il sospetto di no, ma dirlo non si può, e forse nemmeno pensarlo. E poi non serve neanche a molto, tanto la sensazione è che nemmeno una serie di capitomboli malaugurati scalfirebbe l'amore autentico che c'è tra la città e il patron della squadra di calcio. Il quale ha alcune caratteristiche "bolognesi", la signorilità, il tratto elegante, una certa generosità, ed è avvantaggiato dal fatto che nessuno gli chiede un obiettivo. La città era talmente scottata dall'esperienza precedente che non ha ambizioni di classifica. Sì, certo, in teoria tutti vorrebbero andare in Champions domattina, ma in pratica se ciò non succede (e al di là delle intenzioni di Saputo quello europeo è oramai un club a numero chiuso, non c'è il ballo delle debuttanti: chi è dentro ci sta e blinda gli accessi) è lo stesso. I rossoblù hanno inanellato 11 sconfitte in casa sugli ultimi 25 match giocati (tutti quelli dopo la promozione) e ci si chiede perchè c'è poca considerazione verso di noi, viene poca gente allo stadio, ecc. ecc.
Qualunque ciclo si consolida sui risultati e getta le sue basi sull'inviolabilità delle mura amiche. Il Bologna sta vivacchiando, produce anche buon calcio (non con la Fiorentina, ma è impossibile se ti mancano 3 dei 5 "campioni" che hai - Mirante, Maietta, Destro -, e al dodicesimo minuto salta anche Verdi. Se la classe resta espressa quasi dal solo Dzemaili, per di più confinato a fare il centrale di difesa, beh cosa pretendiamo? La Fiorentina era già più forte prima, figurati dopo), subisce piccoli stillicidi arbitrali (generati anche dalle caratteristiche genetiche di una squadra che ha qualità media, fisicità medio/bassa, propensione al gol non straordinaria e ora anche fragilità difensiva e caratteriale), non vince da sette giornate, cala spesso nel finale - no, non con i viola - e fatica a concretizzare il volume di gioco prodotto (ancora: non sabato).
Ora, io non sono sorpreso e quindi sono quasi per nulla deluso. Avevo sottolineato in agosto le diverse incognite che ci si paravano davanti ma sono bastate le vittorie (importanti eh, e non è uno scherzo) con Trapani e Crotone per ripartire con fanfare di ottimismo tutte da dimostrare. Di più, ottimismo "cogente", nel senso che chi azzarda un ragionamento un po' articolato finisce nel girone degli eretici. Credo che Bologna sia l'unica piazza nel mondo occidentale dove sui social impazzano i gruppi "dei veri tifosi rossoblù", come se ne esistessero di finti. E' una delle barricate mediatiche che si alzano in città a ogni piè sospinto, un tourbillon che non ha mai fine.
Crescere implica tanto lavoro, fortuna e anche buone direzioni di gara. Il primo è un aspetto curato che però crolla di fronte alle scelleratezze individuali, tipo il recidivo Gastaldello contro Kalinic. La seconda ha girato le spalle. Le terze arriveranno, forse, un giorno (ma gli alibi non esauriscono il quadro delle responsabilità).
Dopo la trasferta a Roma contro i giallorossi il calendario dà un po' di tregua. Si tratta di vincere qualche gara abbordabile e magari peggiorare un po' nel palleggio crescendo però nei punti ottenuti. Impossibile da farsi? Non ci credo neanche se me lo dimostrano.

Sezione: Director's cut / Data: Dom 30 ottobre 2016 alle 09:30
Autore: Alberto Bortolotti
vedi letture
Print