Se si guarda al mai quieto ambiente petroniano e lo si rapporta alle burrasche di altre parti, beh, sembra quasi un'oasi felice. Leggevo poco tempo fa un arguto commento di un tifoso che segnalava che coloro i quali vivono male i morbidissimi rilievi della critica felsinea non sono mai usciti da Porta Lame (per chi non è avvezzo alla città: un varco di accesso al centro storico). A riprova di ciò, ecco le effervescenze di Firenze poche settimane fa (con squadra sempre in Europa!) e Roma, con ping pong infiniti tra Comune e club, proprietario e tecnico, Spalletti e giornalisti (diceva bene ieri Marocchi: il mister non è esattamente al massimo della forma comunicativa); aggiungiamoci pure Napoli, tutte squadre con un cammino agonistico ben diverso dai rossoblù.
Fortuna che la squadra ha ripreso un comportamento logico, ieri a tratti perfino scintillante. Resto dell'idea che l'organico sia peggiore rispetto allo scorso anno (i record negativi inanellati in serie sono lì a dimostrarlo), in cui fu pescata la matta Diawara (oltre ai gol di Giaccherini) così come quest'anno si è pescata la matta Dzemaili (come bomber). Però la ripresa di Verdi (lo teniamo, vero? Cerchiamo di dare un po' di continuità alla parte tecnica, per favore) e l'aumentato impiego di Di Francesco, uno che ha impiegato qualche mese a salire mentalmente dalla B alla A, possono farci sperare in un finale di stagione diverso dai primi, tormentati 2/3.
Restano da chiarire due misteri.
Uno è di abbastanza facile soluzione.
I soloni della critica tecnica, i frequentatori delle Coverciano della bassa, hanno puntato il dito solo e soltanto su Donadoni. Il leit motiv ricorrente dei loro devoti era "esoneriamolo subito". E' fuor di dubbio che il mister porti responsabilità sui rovesci finora capitati, ma è anche vero che gli è stato consegnato materiale tutto da plasmare. Con il Chievo ha funzionato perfino il 3-5-2, lo stato mentale era sereno e i due esterni sono stati cambiati, dovendo giocare a tutta fascia, come il manuale del buon coach prevede. Comunque, Donadoni non è IL problema e non è nemmeno UN problema. Non lo avvisano nemmeno che Dzemaili va in Canada, forse qualche meccanismo è da oliare un filo.
L'altro non so, non capisco. Mi riferisco a Mattia Destro e al suo malinconico incedere solo e ramingo, con intorno tutto il mondo rossoblu in festa, a fine gara. 3 gol su 4 sono stati realizzati con lui in panchina. Il bomber non è lui. Il protagonista non è lui. Non è nemmeno quello futuribile, va per i 26. In città non si è inserito e in squadra mi pare idem. Purtroppo comincio a temere che avesse ragione quello che gli preconizzava un avvenire simile a quello di Acquafresca. Anche se, in teoria, dato che ci sono ancora tre lunghi anni di contratto, il tempo per sovvertire questo stato esisterebbe. Credo dipenda solo da lui.

Sezione: Director's cut / Data: Lun 20 marzo 2017 alle 15:00
Autore: Alberto Bortolotti
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