Questa mattina l’Amministratore Delegato del Bologna Claudio Fenucci è intervenuto alla trasmissione di Radio Serie A “Goal Economy” condotta da Marco Bellinazzo. Queste le sue parole: “Siamo arrivati con Saputo quando il Bologna era in Serie B, abbiamo vinto il campionato, ci siamo consolidati in Serie A grazie agli investimenti della proprietà. Abbiamo avuto qualche difficoltà in una stagione risolte con l’arrivo di Sinisa Mihajlovic e progressivamente siamo migliorati riuscendo a qualificarci per la Champions League. In questa stagione, dopo un normale assestamento per una proposta di gioco nuova, abbiamo trovato una alchimia di squadra che funziona grazie al lavoro di Vincenzo Italiano, dello staff e dei giocatori. La vittoria con il Borussia Dortmund in Champions ha valorizzato il percorso. Aver disputato la massima competizione europea ci ha aiutato poi a rendere ancora meglio in campionato. Mettiamo in campo prestazioni di livello e di alta intensità. Siamo soddisfatti, ma non dobbiamo fermarci. Siamo ambiziosi. Ho iniziato nel 1995 come AD del Lecce e ho lavorato con una proprietà italiana per 17 anni, una società con azionisti, la famiglia Semeraro, innamorati del Lecce e di questo sport in un contesto economico dell’industria calcio naturalmente differente rispetto a quello attuale. Erano gli anni successivi al lancio delle pay tv. Alla Roma sono stato con Jim Pallotta, poi Saputo qui a Bologna. Joey conosce molto bene la valenza di questo sport in termini di emozione collettiva generata. Lui ha sempre detto che non è il proprietario ma il custode del Bologna che appartiene anche alla città e dei tifosi. Saputo ha anche un Club in Mls negli Stati Uniti e per questo ha una visione radicata dello sport business. La sua maggiore preoccupazione oggi è su come la Lega Serie A possa crescere ancora e superare le difficili sfide del domani in un’industria che sta affrontando cambiamenti rilevanti in alcuni settori di riferimento, come il mondo media e commerciale. C’è un impatto diretto con gli introiti della Champions League. È significativo ma per ragioni di ranking non a livello così alto come Inter e Milan per esempio. Questo ci consente di migliorare il bilancio e di chiudere in utile alla fine dell’anno. Non nascondo l’importanza di un secondo fattore: la competizione europea crea un valore aggiuntivo sui componenti della rosa. Per noi la competitività sportiva rimane centrale ma dobbiamo prendere in considerazione come questa crescita va finanziata anche da qualche trasferimento di calciatori. C’è una società maestra in questo: l’Atalanta. Un modello difficilmente replicabile; al di là della competenza della famiglia Percassi e del grande lavoro fatto da Gasperini ci sono delle condizioni legate al lavoro sviluppato nel settore giovanile e al mercato dei trasferimenti che nel tempo è cambiato anche per effetto della situazione economica del sistema. Comunque proveremo a lavorare in questa direzione confidando nel lavoro della area tecnica e della rete di osservatori che abbiamo costruito in questi ultimi anni. Conoscevo Giovanni Sartori da quasi venticinque anni. Sapevo sarebbe stata la persona giusta per il salto di qualità del Bologna. Oltre la crescita della prima squadra abbiamo fatto investimenti importanti nelle strutture, prima di tutto il Centro Sportivo che abbiamo acquisito e ricostruito. Come dicevo con Sartori e Di Vaio stiamo cercando di migliorare anche l’organizzazione del Settore Giovanile per creare talenti anche utili alla Prima Squadra. Negli anni passati non ci siamo riusciti per quanto avremmo voluto, oggi siamo molto concentrati su questo aspetto e se necessario aumenteremo il budget di investimenti nel vivaio. Ci vorrà qualche anno ma la strada è quella giusta. Il calcio italiano ha la necessità di dotarsi di impianti nuovi. Non c’è un progetto pilota o un modello unico. Lo snellimento delle procedure amministrative, anche con l’intervento di un Commissario, e il reperimento di risorse finanziarie possono essere dei punti comuni di partenza. Il percorso del “Dall’Ara” è relativo a una riqualificazione ed è un iter molto complesso, con costi superiori rispetto alla costruzione di uno stadio nuovo. Nel 2019 siamo partiti con un piano economico-finanziario di supporto ma è stato stravolto dopo il Covid e abbiamo visto lievitare i costi di costruzione, come in tutto il settore dell’immobiliare, riducendo in maniera significativa il ritorno degli investimenti. Inizialmente i costi si aggiravano intorno alla cifra di 130 milioni di euro, oggi i milioni sono 220.40 di questi vengono messi dal Comune di Bologna con il quale c’è una collaborazione positiva, il resto è una parte a debito e una parte finanziata da Saputo con la necessità assoluta di un contributo pubblico su cui sta lavorando il Ministro Abodi. Attendiamo segnali dal Governo pensando che si possa trovare maniera innovativa un percorso di affiancamento di capitale pubblico ai capitali privati come è avvenuto per molte operazioni realizzate sugli stadi in Europa. Noi dovremmo costruire uno stadio provvisorio quando il “Dall’Ara” sarà momentaneamente chiuso per i lavori. Il “Dall’Ara” non è solo un patrimonio per Bologna ma per tutto il calcio italiano. Quando fu costruito fu un modello per molti altri stadi in Italia e in Europa. Solo riqualificando gli impianti possiamo creare i tifosi del domani del calcio italiano. Il legame tra Club e tifoso nasce all’interno dello stadio, sono necessari impianti adatti alle nuove generazioni”.
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