Felipe Avenatti, intervistato dal Corriere dello Sport, è nato due volte. La prima in Uruguay, ventiquattro anni fa. La seconda in un giorno di inizio dicembre del 2017, quando è venuto al mondo già adulto. “Arrivo a Bologna a luglio dell’anno scorso, tutto mi sembra un sogno. È la mia grande occasione. Gioco in serie A, sono felice. Faccio la rituale visita medica prevista dal club. Capisco che qualcosa non va. Tachicardia ventricolare. Sono distrutto. Salto il ritiro con i miei nuovi compagni. Dopo un mese e mezzo ricompio il consulto. Non è cambiato niente. Né meglio, né peggio. Penso: non ho mai avuto problemi, cosa mi sta capitando? I dottori dicono che devono rivedermi. Comincio ad avere paura. La notte non dormo. Inizio a pensare ad un futuro senza calcio. Eseguo nuovamente il controllo. Una mattina mi chiama uno dei medici. Sento che è emozionato. Mi dice: Felipe, stai tranquillo, possiamo festeggiare. Non capisco. Guardo Jessica, mia moglie. Sta piangendo. Solo dopo ho saputo che una settimana prima le era stato detto che, in caso di esito positivo dell’esame al cuore, rischiavo di morire. Ora posso dirlo: quel giorno sono nato di nuovo”.

Sezione: Rassegna stampa / Data: Gio 15 marzo 2018 alle 10:00 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: BN Redazione
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