James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole.

Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore.

 Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole. Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore. Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole. Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore. Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole.

Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore. Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole. Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore. Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole. Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore. Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

James Pallotta e' stato sommerso da caterve di fischi e impietosi ululati perfino mentre omaggiava Francesco Totti. E' arrivato secondo a 4 punti dalla Juve. I fratelli Della Valle sono nel mirino della curva Fiesole dopo una stagione poco esaltante ma che non ha impedito ai viola di giocare in Europa. Come fosse un obiettivo scontato, il famoso minimo sindacale. Le strade della tifoseria sono imperscrutabili.

Non c'è niente di razionale nell'odio che ormai divide le due tifoserie succitate dai loro boss di riferimento e, onestamente, c'è una quota di razionalità eccessiva nel tributo continuo della torcida rossoblu a Joey Saputo. Nonostante il posto in meno in classifica e il punto in meno in graduatoria, a tre anni dalla conquista americana di Casteldebole, molti ritengono che sia ancora il caso di ringraziare: invece, magari, di stimolare a fare qualcosa di più (sul campo. Sul resto poco da dire).

Così la deludente conferenza stampa del Chairman, piena di riferimenti vaghi e volute di fumo degne di un congresso DC, da cui come trionfatore e' emerso il dotto e documentato (non si tratta di ironia: e' proprio così) Claudio Fenucci, ha suscitato ingiustificati entusiasmi nell'annuncio che Verdi e Di Francesco rimarranno o nel dibattito riaccesosi sulla capienza dello stadio (in tutta franchezza: prima facciamo la squadra e poi discutiamo se è piccolo, in caso): due tra i pochi argomenti su cui c'è stata una trattazione chiara.

Intendiamoci: e' imprenditorialmente comprensibile non scoprire le proprie carte, "usare" la stampa come grancassa della propria linea, ed è serio - serissimo se anziché di pallone parlassimo di acciaio - insistere sulla propria linea se si è convinti della bontà della stessa. Il calcio però vende sogni e le barbose enunciazioni sulle compatibilità di bilancio, per quanto perfette per l'esame di economia aziendale all'università, scaldano poco i cuori.  Il Bologna ha abbracciato e abbraccia la propria curva, persa - spesso - in un amore cieco, ma agli altri settori regala poche carezze, prezzi da squadra migliore e poco appeal proveniente dal gioco espresso.

La vulgata popolare vuole che Saputo sia buono e tutti gli altri dal cattivo al pessimo. Un po' la stessa cosa che si diceva del Duce, lui a torso nudo a trebbiare grano e i gerarchi in panciolle a godersi la vita. Peccato che i gerarchi fossero frutto del suo regime, spesso promossi e rimossi proprio da lui: il caso di Arpinati, oggi agli onori delle cronache, e' li che parla. Quindi puntare il dito contro i dirigenti e' esercizio inutile e non in buonissima fede.

Sbaglieranno, come tutti, ma se sono li e vengono confermati coram populo e' perché lo decide lui. Anzi, loro sono sul pezzo da mane a sera e risultano, su tante questioni cruciali - vedasi lo stadio, un rebus la cui soluzione è' ancora lontana -, più dentro alle cose di quanto non sia il Chairman. E se a Donadoni viene offerto il rinnovo e' perché lui lo giudica più funzionale di altri al "progetto", rigorosamente tra virgolette. Con buona pace di tutti i laureati a Coverciano che popolano social ed etere. Farà meglio? Ce lo auguriamo tutti, ma dipende soprattutto dai giocatori che gli danno.

La speranza è che le inevitabili acrobazie a cui saranno sottoposti sul mercato Fenucci e Bigon producano, grazie ad alchimie più fortunate di quelle di quest'anno, un risultato migliore. Il tentativo ha qualche chance di riuscita perché il calcio non è una scienza esatta. Viene spesso ricordata la quota di imponderabile che c'è nella galoppata dell'Atalanta ed è tutto vero, salvo il fatto che li si conta su giocatori già pronti della cantera e qui al massimo c'è Okwonkwo, nemmeno cresciuto a Casteldebole. Sinceramente fa un po' sorridere l'aumentata durata del piano, da triennale a quinquennale. Ne sono personalmente poco preoccupato perché credo sia logico darsi delle tracce ma irrealistico ingabbiare tutto in obsoleti schematismi che nemmeno Lenin riuscì a rispettare. Con Saputo non si capottera' mai ma questi tre anni non lo hanno attizzato. Speriamo nell'imponderabile dello sport e che spunti, sull'erba del centro Niccolò Galli, un Dumoulin che mandi all'aria tutto il grigiore. Più grigliate e meno fogli Excel. I risultati arriveranno, il digiuno non è scontato.

Sezione: Director's cut / Data: Lun 29 maggio 2017 alle 12:00
Autore: Alberto Bortolotti
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