Adesso lo dicono tutti, il tema è stato sdoganato. Ci è voluto un lungo intervento radiofonico (tutto dedicato al Bologna) di un dirigente bolognese del Verona (eh sì, se leggono 'sta cosa a Milano o Roma pensano che questa sia una gabbia di matti, e forse non ci vanno neanche tanto lontano...) per instillare nella coscienza popolare un fatto ormai noto: Saputo è incazzato. Con i suoi, chiaro, è tutta una roba interna, non c'entrano nè stampa nè tifosi. Evidentemente non erano bastati i famosi dati di bilancio pubblicati da Repubblica (quasi 2 milioni e 300.000 € di sbilancio mensile, cifra che poi tocca ripianare ovviamente al Chairman), e nemmeno gli spifferi aperti nei muri di Casteldebole, dove non si era mai visto un Joey meno che cordiale, signorile, affabile. Misurarlo ingrugnato e intignato durante l'ultima visita è stata una novità assoluta. Ma se non interveniva l'autorevole benedizione (non è ironico) di Emanuele Righi tutto sarebbe stato confinato alla solita maldicenza dei giornalisti, la cui nota malevolenza (...!?) cozza con il senso di sollievo dei tifosi (allietati dalla proprietà canadese) che di questi discorsi non ne vorrebbero più sentire.
Ora, l'arrabbiatura di Saputo è direttamente corrispondente al regime di Bengodi che c'è a Casteldebole, 148 dipendenti - immaginiamo - alcuni dei quali sorteggiano la mattina a chi tocchi fare le fotocopie. Un ministero. Con l'efficienza di una struttura governativa: talora ottima, talaltra molto "tiberina".
Per esempio: qualcuno può spiegare per quale ragione, anzichè liberarsi di Acquafresca verso Dubai (il club si accollava netto e lordo del faraonico ingaggio, giocatore e agente d'accordo) il Bologna ha chiesto anche una valorizzazione del cartellino? Forse pensavano, meglio speravano che Saputo non avrebbe saputo?
E' meglio adesso, con Robert ancora a carico e fuori rosa? Ci siamo finalmente resi conto che se uno ha tanti soldi è perchè non li butta nel gabinetto?
Altre due figure...così: il debito con il Comune (cosa risaputissima, sennò a che serve la due diligence?) e il mancato pagamento all'agente Piraino delle sue provvigioni. Sembra che Saputo sia a corto di risorse, ma non è così.
Secondariamente, non tranquillizza del tutto una situazione di classifica precaria e un rendimento depauperato - oltre che da qualche errore strutturale nella costruzione e gestione della squadra - da assenze e infortuni, troppo rilevanti come numero per potere essere derubricati alla sola sfiga. Dopo l'auto-commiserazione, ci vorrebbe un'analisi. Seria.
Le cose al mondo cambiano in fretta e oggi non ha nemmeno più senso parlare di "gruppo romano" al comando. Marco Di Vaio ha un rapporto diretto con Saputo, non è parte organica degli "ex tacopiniani". E una sua recente intervista a Sportitalia ha marcato una felpata ma netta presa di distanze. Almeno così è parso al sottoscritto.
Piergiorgio Bottai, esautorato dal CdA, ha cercato un feeling con il patron tramite il "gruppo canadese" e a quanto pare lo ha trovato. Quindi nel mirino delle critiche vanno d'amblè Bergamini e Fenucci. Come dice Marchesini, Saputo è il proprietario ma loro sono, o si sentono, i padroni. Nel bene e nel male, sono stati almeno i referenti: e le loro qualità non sono in discussione. Fino adesso è andata così.
Però debbo fare un'autocritica. Probabilmente ho dato un segnale sbagliato. Non è che io non voglia Saputo, non sono cieco. Lo so che se a ottobre 2014 esisteva l'alternativa Zanetti (contratto già perfezionato), ora però non ce ne sono. La cosa che detesto è la pretesa di alcuni tifosi di dettare legge nel mio lavoro (ognuno stia al suo posto) e, soprattutto, la possibilità che una gestione discutibile (lo sono tutte, in certa misura, ma questa è oltre la media: mio parere, chiaro) offuschi il dono della sorte e che si chiama Joey Saputo.
Mi ha sinceramente colpito, al limite dei lucciconi, la confessione da lui fatta a un imprenditore bolognese, mio amico, con il quale ha avuto recentemente un abboccamento di business a Montreal (preso dribblando le prevedibili gelosie di Casteldebole): "Non mi stancherò, voglio mettere le cose a posto, debbo dimostrare alla mia famiglia, in specie a mio padre, che sono in grado di portare a termine il compito".
Ecco, ci vogliamo giocare costui?

Sezione: Director's cut / Data: Dom 13 novembre 2016 alle 09:00
Autore: Alberto Bortolotti
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