"Siete tutti giovani". "Veramente uno è giovane a 19-20 anni. A 23 non lo è più". A smontare uno degli "alibi" più frequentemente accostati al Bologna è il veterano Saphir Taider, un "giovane vecchio" che ha annaspato, come tanti, nel corso di questa stagione inqualificabile. Che poi i rossoblù siano ancora in tempo non a nobilitarla, ma almeno a salvarne in parte la dignità, come accaduto con l'Udinese, è vero. Anche perchè la "punizione", per loro e per la piazza, non è la cessione, ma la permanenza, come si profila per buona parte della rosa tra centrocampo e attacco.

La difesa no, secondo le parole di Donadoni dovrebbe cambiare parecchio, vuoi per la ricerca di centrali meno stagionati (ahi, la cessione di Rossettini: ne puoi prendere uno peggio...), vuoi per la possibile dismissione di Masina, una soluzione al tentativo di fare mercato autogestito - in attesa che l'Araba Fenice, ovvero la redistribuzione dei diritti tv, risorga dalle sue ceneri: Fenucci lo ha raccontato nel dopo partita ma tutto è collocato in un futuro impronosticabile. Obiettivo più che giusto ma allo stato dei fatti parliamo di niente.

Alternative? Destro al Watford, certo. Chi arriverebbe? Paloschi a Bergamo non serve. Ipotesi, eh, e paradossalmente meglio fa da qui alla fine, più è probabile che vada sul mercato. Avesse proseguito a ciondolare, era incedibile. Nel senso di non essere appetibile.

Mbaye a sinistra, comunque, è un possibile esperimento di assetto futuro. Certo Donadoni, perno del "progetto", andrebbe accontentato un pò più e meglio sul piano dei giocatori. Perchè è bello e gratificante andare davanti a telecamere e taccuini dopo un 4-0 asserendo che la posizione del tecnico è un "non problema" (ma allora perchè alcuni osservanti commentatori demoliscono il mister un giorno sì e l'altro pure?), ma far rifare al coach orobico una stagione identica a questa credo che serva poco a tutti.

Tra l'altro il mister era uno dei pochi elementi di visibilità "nazionale" del Bologna. Smaltito l'effetto iniziale, Saputo oggi non smuove l'interesse dei media. Non si parla più di una "cessione" del tecnico alla Nazionale, e al Milan dovrebbe restare Montella.

Non c'è neanche la voglia di informarsi, tra i colleghi che si occupano di noi saltuariamente. Evidenzierei tre "perle" dell'intervista a Di Vaio di Radio RAI (una parte della quale giustamente spesa a parlare di Juve, Monaco, Totti e varie ed eventuali extra viali di circonvallazione). 1) "Come va con la proprietà americana"? 2) "Dove giocherete l'anno prossimo, quando rifate lo stadio"? 3) "I tifosi non hanno mai contestato" (l'assenza dei gruppi dalla trasferta di Reggio è evidentemente passata del tutto inosservata). Questo, in fondo, altro non significa che - in assenza di risorse evidenti sulla squadra - siamo un pezzo della massa magmatica che è stabilmente sotto il livello europeo e non fa notizia. Pazientiamo pure, aspettiamo tempi migliori ma ricordiamoci anche che gli Impact, molto performanti l'anno scorso, ora viaggiano un pelo sopra la "retrocessione" (che in MLS non esiste).

Insomma, il modello di business calcistico saputiano ancora non c'è. E pure l'intergrazione tra Quebec ed Emilia Romagna segna un po' il passo. Restano, a oggi, mondi troppo diversi.

Sezione: Director's cut / Data: Mar 02 maggio 2017 alle 10:00
Autore: Alberto Bortolotti
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