Ci sarebbe ancora un tecnico che potrebbe "pacificare" l'ambiente Bologna e traghettare il narcotico club di Casteldebole a una scelta, per giugno, di un'altra guida "eccellente" (a cui, peraltro, non consegnare un parco giocatori all'altezza delle sue richieste). Pur trattandosi di un ex rossoblù non è Roberto Mancini, a cui, con sprezzo della comicità, si era rivolto Joey Saputo a inizio della sua avventura: forse il figlio di Lino era ignaro delle richieste in termini di rafforzamento della rosa che gli sarebbero piovute tra capo e collo: una delle tante cose che non sapeva. Comunque l'incontro avvenne, all'Hotel Savoy di Firenze, un giovedì pomeriggio del settembre 2014. Due ore a parlare non di calcio, ma di fantacalcio, giacché meno di un anno dopo Saputo virò verso la sua "fase 2", esonerando Corvino e cominciando la fase del rinculo che dura tuttora e, anzi, si sta perfezionando.

Il diesse salentino opzionava Gasperini confidando che Lopez reggesse fino alla promozione, poi il rovescio di Frosinone spianò le porte a Delio Rossi (volendo, è libero...) e una lungimirante operazione saltò. Il tecnico sabaudo è il vero trionfatore delle ultime due stagioni in Serie A (in questa anche in Europa); la scelta sarebbe stata, presumibilmente, opportuna.

Ce n'è un altro che si sta muovendo con grazia e savoir faire, e l'avrebbe fatto pure a Bologna, se il padrone non avesse deciso di salvare sé stesso ma condannare il Bologna: può non avere un buon carattere ma è in gamba. Si chiama Davide Ballardini, uno che vince lo spareggio del Genoa con il Sassuolo grazie a una prodezza di un ragazzo che è stato al Centro Niccolò Galli, e risponde al nome di Galabinov. Alzi la mano chi pronosticava che costui sarebbe stato degno di una maglia in A.

Comunque è libero anche Franco Colomba (36 punti in 30 partite sotto la presidenza Menarini), un nome su cui, per misteriose ragioni, si rinsalderebbe il fronte degli "arcobalenghi", ovvero dei supporter del sogno nordamericano, in netta riduzione e vistosa ritirata (il carro su cui salire, oggi, è quello degli incazzati). Colomba coltiverebbe la piantina come se fosse nel suo terrazzo ma non è a la page. Bocciato (prima di entrare in lizza, tra l'altro).

I numeri, oggi, condannano Donadoni. La sconfitta a Torino (contro una squadra che ha avuto poco tempo per preparare la gara, stanca e arrabbiata per la Coppa Italia, con un coach nuovo e senza tanti titolari) è forse più grave delle altre - per quanto più rovinose - perché recide il filo sottile del pur labile progresso di questa stagione. A proposito dell'aritmetica, dopo le 4 vittorie ottenute nelle prime 8 partite, ce ne sono solo 3 nelle seguenti 12. 22 i gol subiti nel medesimo ciclo, vicino alla coppia a gara, solo con la Samp difesa immacolata.

Nessuno, credo, esonererà Donadoni. Anzi, denegata da Bigon l'ipotesi Paletta, si cercherà di accontentarlo con Dzemaili (e magari anche Giaccherini). Il Bologna ha assolutamente bisogno di cambiare faccia e l'arrivo del Benevento in salute (abbattuti in serie i totem Maran e Giampaolo, due condottieri molto in voga) evoca fantasmi fatti di streghe sannite. La squadra deve trovare un altro vestito (cominciamo a contare le giornate che mancano alla fine, una in meno e i punti sulla terzultima sempre 9), basta che si smetta di inseguire i profeti del microfono che da mesi martellano i bassifondi con la richiesta del 4-2-3-1 in grazia del quale - a loro dire - Destro si sarebbe trasformato in Lewandowski. Salvo scoprire sotto la Mole che i due mediani tanto mediani non sono. Bastava guardarli.

Il capitolo Verdi attiene a quel rinculo a cui si faceva cenno sopra. Prima il presidente, poi l'allenatore (accoppiata vincente) ne "benedicono" la partenza. Ero convintissimo che ciò non potesse capitare a gennaio, ora credo che esistano più possibilità che se ne vada subito di quante non vi siano che rimanga. Non so neanche se sia corretto dire che ciò costituirebbe una sorta di lastra tombale alle ambizioni: per me l'hanno già messa. E quando mi fu detto che Bologna fu scelta dagli yankee per l'arrendevolezza, l'eccessiva paciosità della sua gente (che avrebbe esibito un credito illimitato anche a fronte di risultati modesti), ero scettico, dubbioso. Mi sbagliavo. Gli ottimisti a oltranza hanno addirittura tolto l'orologio dal polso, non si sa più a quanti anni corrisponda una resipiscenza di iniziativa sul piano tecnico. 3, 5, 10 anni, è tutto molto indefinito. Verdi come Diamanti? Meno clamoroso ma più grave: che bisogno finanziario c'è, ora, di fare un'operazione simile?

Intendiamoci: c'è ancora tempo per chiudere l'annata con un briciolo di dignità; chessò, dando una gerarchia ai rigoristi (Pulgar...). Dipende molto dai giocatori. La cosa che credo segni il percorso futuro è il ripiegarsi su sé stessi e la vicenda stadio lo dimostra. La prospettiva è improvvisamente diventata nebulosissima e la discussione non è più tra Dall'Ara e impianto nuovo, ma tra fare e non fare. Paradossale, questa scomparsa del Bologna dalla ribalta nazionale, quando almeno sul piano dei diritti tv una semi-vittoria è stata ottenuta. Da Fenucci.

Sezione: Director's cut / Data: Dom 07 gennaio 2018 alle 10:00
Autore: Alberto Bortolotti
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