Quando un collega scrive una cosa carina, bisogna dargliene atto, semplicemente. "Stadio Barbera, ultima spiaggia a sinistra" è un azzeccatissimo incipit del pezzo sul Carlino di Massimo Vitali, uno della generazione degli "under 50" della stampa petroniana (con lui Simone Monari, Furio Zara, e, più giovani, Daniele Labanti e Alessandro Mossini) che è già "veterana" ma non ancora bollita come rischia di essere il sottoscritto (almeno agli occhi di tanti: con un po' di ragione, direi) e qualcun altro. Io lo so di essere in parabola discendente (ma ce n'è mai stata una ascendente?) però mi diverto a stare sulla breccia solo per combattere il regime "Pol-Pottiano" che si vorrebbe instaurare sui commenti in ordine alle vicende rossoblù. Oltre che fare la coscienza critica, in effetti, non resta molto.
"Ce ne sono altre sei" ha titolato il Corriere con un misto tra disappunto e incredulità, riferendosi alle partite di questo finale di stagione di impronta balneare (sembra un governo di Leone, quando, negli anni '70, i partiti litigavano e l'estate la passavi con ministri DC di terza fila) .
Stiamo assistendo a una lunga e lenta consunzione, modello fiammella di candela votiva, di una stagione assurda, incominciata con squilli di tromba e rintocchi di campane per l'addio al reprobo Diawara, all'inutile Giaccherini ("dai, avrà giocato tre mesi, a star larghi"), all'ornamentale Rossettini (le cui reti di testa, semplicemente, non sono state sostituite da nessuno). In compenso l'arrivo di nazionali assortiti dall'Est europeo suscitava entusiasmi infantili, supportati, al massimo, da partite di Europa League e rare, oltre che anonime, apparizioni all'Europeo. Il benedetto arrivo di Dzemaili (solo questa operazione basta a salvare il lavoro di Bigon e del suo gruppo, per quanto gli interventi pubblici del diesse veneto non siano la cosa più indimenticabile del suo lavoro...) passava sotto traccia, anzi l'intelligente cooperazione con gli Impact (ho scritto cooperazione, non vassallaggio...) non era abbastanza sottolineata.
Poi fuoco e fiamme per il recupero lampo (!?) di Destro, con quali esiti si è poi visto. Le referenze di Sadiq erano la partecipazione all'Academy in Nigeria di Volpi (altro amore della tifoseria rossoblù nato in radio sul nulla e mai consumato), allenato da Emanuelone Righi.
Petkovic ricorda Zauli (cit.), specie quando non gioca, direi. In ogni caso, con lui come con chiunque, occorre un po' di tempo. Da dare anche al mister, sentina di tutt i vizi secondo tanti, ma basta ragionare sulla qualità complessiva della rosa.
Insomma, c'era tutto per marciare verso obiettivi luminosi. Poi il campo ha visto uno sviluppo diverso e ci è voluto del tempo per rendersi conto che tante cose potevano esser fatte meglio. Faremo 43 punti? Forse, può essere. Cosa cambierebbe nel bilancio generale?
E' che l'anno prossimo saranno gli stessi a recitare. Intendo dirigenti, staff tecnico, giocatori. Se non c'è budget, si rimane come si è. Magari azzeccando meglio i prestiti, perchè se al Milan non c'era Deulofeu forse avevano meno punti in classifica. E in tempi di "pluma" (se qualcuno si offende può tranquillamente girare pagina) non si vede perchè non copiare Galliani. Uno che fa gol, uno che li propizia e un altro che li evita servono come il pane. Pigliamoli in leasing, dov'è il problema?
Sono sincero, capisco poco Saputo. Uno che in Canada esonera e qui conferma. Uno che là porta Di Vaio, Drogba e Dzemaili (tutti con la D, il prossimo sarò Donnarumma?) e qui non conferma Giaccherini. Uno che fa un programma e non deflette nemmeno di un millimetro, neanche fosse un misto di Stakanov, Berja e Kruscev (non sapevo che in Canada ci fossero i comunisti!).
Bisogna dargli atto che sulle questioni strategiche (extra campo...) si è mosso benissimo. Per esempio coinvolgendo tantissimo la città e i suoi "poteri forti". Dialogando con serietà e competenza, dando prove concrete di finalizzazione. Ma del pallone sembra fregargli poco. E, l'ho già scritto e lo ripeto, comprendo le difficoltà di Fenucci, il quale ripete spesso "dobbiamo radicarlo qui, io sto lavorando soprattutto su questo". 
So che dopo la Juve starà a Bologna più a lungo del solito. Avrà tempo, allora, di leggere le tante lettere che gli vengono scritte ("grazie, però..."), vedere tutti i postulanti e soprattutto capire Bologna. Perchè scocchi una scintilla oggi ancora lontana.

Sezione: Director's cut / Data: Dom 16 aprile 2017 alle 14:00
Autore: Alberto Bortolotti
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