I giornalisti sportivi, agli occhi del pubblico in era "social", si dividono, grosso modo, in due categorie: quelli che scrivono cose elogiative e "carine" verso il club per cui si tifa (e perciò stesso bravi), e quelli che, magari anche commettendo errori (chi blandisce non corre questo rischio), provano a uscire dal terreno dell'agiografia. Questi ultimi sono i reprobi. Quorum ego, chiaro.

Di un aspetto da inchiesta si occupò, a novembre, Repubblica: il tema erano i costi che affronta Saputo da padrone del vapore rossoblù. Ecco qualche stralcio di quell'articolo, che molti, evidentemente, non considerarono, persi nel tentativo di verificare se la squadra che giocava il campionato di Serie A 2016-2017 era così buona come gli elogiatori pronosticavano (11 punti in 11 giornate, all'epoca dell'uscita del pezzo: i contorni di un anno tutt'altro che trionfale già si intravedevano).

"In un mese, per il suo Bologna, Joey Saputo spende 5,3 milioni. In un anno ne perde più di 30. ...L’esercizio registra una perdita di 32,6 milioni (rispetto ai 28,4 dell’anno precedente). E questo nonostante Saputo abbia sottoscritto a ottobre di un anno fa un aumento di capitale di 35 milioni, finito di versare due mesi fa...Un mese di Bologna, a star stretti, costa a Saputo 5,3 milioni. Le spese operative, cioè quelle legate all’attività quotidiana del club, ammontano infatti a 64,3 milioni e registrano un incremento, rispetto alla stagione precedente (che è quella della promozione in A) di 24,3 milioni. Se poi guardiamo i costi totali (compresi dunque gli ammortamenti sulle varie stagioni) la cifra schizza a 85,8 milioni...il totale del personale è passato da 111 a giugno 2015 a 147 un anno dopo...Da Sky il Bologna ne incassa 34 (milioni)...Come si vede però la differenza fra le entrate e le uscite peggiora. Se al 30 giugno 2015 il saldo finale era in “rosso” per 28,4 milioni, nell’ultima estate è arrivato a 32,6. Per raggiungere il pareggio, con questi livelli di spesa, il club dovrebbe aumentare le sue entrate di una trentina di milioni annui...Stando alle previsioni per l’esercizio in corso, il Cda del club prevede sul 2017 una perdita di 13 milioni".

Insomma, tra i 70 e gli 80 milioni di fatturato (ora sono 52) a Casteldebole potrebbero stare più tranquilli (cosa che già avviene, essendoci Saputo). Ma ciò è ben difficilmente raggiungibile in tempi rapidi, dovendo affrontare le spese per il Dall'Ara, alle quali il tycoon canadese ha già più volte detto che corrisponderà, grosso modo, per il 50% (agli altri fanno fronte l'imprenditoria bolognese, ovvero Maccaferri, e le sinergie con le articolazioni dello Stato: i Prati di Caprara sono, di fatto, di proprietà del Ministero dell'Economia).

Ogni anno il gap dai grandi club cresce. Chi va in Europa, come appassionatamente ha voluto fare il Milan, in un giro in cui cerca disperatamente di rientrare l'Inter, attinge a risorse potenzialmente inesauribili. Chi ne è fuori arranca, anche con stadio di proprietà. Ma c'è di più: la politica risparmiosa del Bologna sul mercato, con la punta di merito di avere trattenuto Verdi (gli altri sono troppo futuribili per essere dei veri oggetti di concupiscenza), non produce risparmio sui costi (anzi...), non innalza la qualità della squadra (lieto di essere smentito per la stagione che va a incominciare), non consente l'accesso all'Europa, non attrae fasce significative di tifoseria e investitori nuovi, non genera interesse nei media nazionali, in sostanza non è comprensibile.

Prendiamo la presentazione del campionato in diretta Sky: omaggi continui a Cairo (ok, è il padrone della Gazzetta), poco minutaggio per Fenucci (il quale era peraltro reduce dalla presenza al road show della Lega a New York, a dimostrazione che la considerazione nei suoi confronti esiste).

Non si può rimandare a un futuro imprecisato la crescita in termini di punti in classifica perché in futuro tutti i buoi saranno già scappati. Prendere, dopo Petkovic, Avenatti, con tutto il rispetto per il ragazzo (e i migliori auguri di pronta guarigione), nell'estate in cui è ritornata la "follia" del mercato ti abbassa a livello di "pulce" (in buona compagnia, certo: un bel chissenefrega lo vogliamo aggiungere?). Se l'avesse fatto Guaraldi, pace: tra una crescentina e una metafora dal contenuto pruriginoso ti aspettavi che non potesse fare altro. Ora, con un proprietario così, è grottesco, semplicemente, e mette in difficoltà i dirigenti, al di là delle loro colpe, che esistono.

In questa chiave le vicende legate al commerciale e ai procuratori - di cui si sono occupati Corriere, Repubblica e Carlino: cioè tutti tranne Stadio...- sono solo pezzi di un mosaico zoppicante: non i principali, ma se esistono criticità (tocca ripetersi), perché non evidenziarle? E la replica del Bologna è apprezzabile per il dettaglio, meno per il tono; i comunicati - dicono i sacri testi, ammesso che contino ancora - non si fanno "ad personam" (è la prima volta, neanche Porcedda contro il sottoscritto...) e si sviluppano con rigore, l'eccessiva colloquialità, molto capitolina, è poco adatta.  

I tifosi "saputelli" puntano (toh...) il dito contro i colleghi che non inquadrano le provvigioni degli agenti nel contesto del "così fan tutti". Peccato si siano dimenticati che gli articoli escono sulle cronache bolognesi dei quotidiani, e ai Monari e Beneforti di turno non è richiesto, né gradito nessun volo extra viali di circonvallazione. Detto che risulta dall'interno del club che nessuno abbia eccepito sulle cifre pubblicate (salvo che nel caso di Sadiq), chi scrive non può sapere se Uhunamure (chi é? Appunto: italo-nigeriano 17enne, nato a Reggio, arriva dal Chievo, in rossoblù da 13 mesi) diventa bravo oppure no, di sicuro la cifra da corrispondere all'agente (170.000, immagino a fine di questa stagione, se i dati che ho sono corretti) è molto alta. Chi ha la competenza stabilirà se è uno spreco oppure no. Certo, dipende anche dai progressi del ragazzo.

"Tutto va bene, Madama la Marchesa" non è applicabile al Bologna di oggi. Se c'è la volontà, il trend si può ancora invertire, fidando su solidi appoggi in città, che includono Sindaco, costruttori, autorità (come si dice) civili e religiose. Ma i segnali che giungono da Montreal non sono entusiasmanti, e non oso pensare se un giorno qualche media nazionale se ne occuperà in toni non encomiastici.

"Viene per il Napoli". Se seguita questo andazzo, tra poco parlerà via Skype sul maxischermo. Ma non funziona così.

Sezione: Director's cut / Data: Lun 31 luglio 2017 alle 09:00
Autore: Alberto Bortolotti
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