La fede regge, ma la ragione si interroga. Era la sesta sessione di mercato dell'era di Joey Saputo e ormai il bilancio è chiarissimo: si fatica a vendere come capita a tanti (grave, nel momento in cui le quotazioni s'impennano) e si compra il minimo indispensabile, pescando dalle varie serie B (è il caso del franco/maliano Keita) e dall'elenco dei giocatori esodati.

Se è vero (per me no) che c'è un progetto, i contorni sono sfumatissimi. Intravedere un senso tecnico (ma anche economico) in quello che si fa o si prova a fare è veramente una specie di sciarada. Un pezzo forte della Settimana Enigmistica, non a caso, assieme alle barzellette.

Che si intenda giocare a due o tre in mezzo l'esigenza primaria non mutava, ed era legata a un centrocampista di solido background da serie A. Più regista se deve stare in mezzo a due mezze ali (Poli e Donsah), più mediano in altra collocazione. Mati Fernandez sarebbe andato benissimo, ma l'abbozzo di trattativa è morto subito. Così ci si fa andar bene i Crisetig, i Taider e i Pulgar (Nagy è precipitato nella graduatoria interna) ai quali ci si affiderà inevitabilmente ma nella convinzione che si tratta di palliativi. 

Il voto all'estate rossoblù è 5+, ove il più è dato dalla non vendita dei quattro "gioielli", e cioè Verdi, Di Francesco, Donsah e Masina. Per il resto una condotta grigia, anonima, ministeriale e piatta che corrisponde all'esatta combinazione tra la proprietà e il management. 

Per la verità con quest'ultimo, in particolare con l'ad Fenucci, mi sento di solidarizzare. Ribadisco che non è facile vivere all'ombra di un proprietario idolatrato al di là dei meriti, lontano sempre, incolpevole per definizione ("ha messo i soldi"), coinvolto ogni giorno un filo di meno (a prescindere dalla venuta in Italia o meno: e se sarà a fine settembre, dipenderà più dalla visita papalina del 1 ottobre che non da pruriti calciofili). Chiaro che il blocco dei dirigenti romani tende a occupare ambiti anche di pertinenza saputiana (del resto il boss non fa una piega), ma qualcuno le cose le dovrà pur fare: magari meglio, questo però riguarda tutti, incluso il mister e suoi droni.

Vengono i lucciconi a vedere lo "spolvero" fatto in sede di mercato dagli "odiosi", Lotito, Ferrero e Cairo, gente che sta sulle scatole alle proprie tifoserie 1000 volte di più di Saputo (non c'è logica, nel pallone). Cessioni nell'ordine di decine di milioni con rimpiazzi spesso affascinanti. Noi sembriamo in Piazzola, con tutto il rispetto. E non si pensi all'operazione "Dall'Ara" come la panacea: intanto non c'è un progetto, cioè non ci sono i soldi. Poi, fra qualche anno, vedremo.

In una griglia ideale fatta di quattro fasce il Bologna è in fondo alla terza, ai margini dell'ultima. La speranza è che squadre come Genoa e Udinese e, perché no, Fiorentina, diano seguito sul campo alle avvisaglie negative già mostrate e si sommino alleneopromosse e al Crotone. Ovvio che qui tocca a Donadoni, certo, ma soprattutto ai giocatori. Se si rigingillano con le stesse palle lesse dell'anno scorso si rischia. Non poco. 

Sezione: Director's cut / Data: Ven 01 settembre 2017 alle 12:42
Autore: Alberto Bortolotti
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