Dodicesimo posto in classifica e tre partite davanti con squadre di livello inferiore: 1 sconfitta in più il Sassuolo e la Spal, 1 vittoria in meno il Genoa. Il Bologna finora ha incontrato la prima, la terza, la quinta e la nona, oltre all'ultima. Non riesce a fare un gol a partita ma va ad affrontare squadre che segnano meno. Fa specie che in questo novero ci sia la Spal, una rete meno del Bologna messa a segno nonostante una faraonica campagna acquisti sul fronte punte. 

Cinque giornate sono certamente poche per trarre bilanci definitivi, ma diciamo che finora sono state sgretolate un bel po' di certezze negative che aleggiavano sulla città.

La più originale l'ha espressa un ascoltatore radiofonico, il quale ha sostenuto che finalmente la squadra si è liberata del fantasma di Diawara. Contro l'Inter ha giganteggiato Donsah, che non gli assomiglia in nulla. L'applicazione di tutti ha soffocato i nerazzurri, meno bravi in pressing e palleggio rispetto agli azzurri partenopei. E tutto è differente ma finalmente, forse, la squadra (e conseguentemente anche la società) ha fatto pace con il contesto.

Non soltanto Palacio, Verdi, Di Francesco, Poli, Helander hanno confermato le loro doti, ma tra i migliori in campo ci sono stati Petkovic e Gonzalez, il che suona come un grande merito per chi li ha presi, difesi, quasi protetti rispetto alle critiche (logiche: se uno sembra un pesce fuor d'acqua va scritto, diamine. Ma non deve essere un giudizio senza appello). 

Ovviamente merito da condividere con i ragazzi e con chi li mette in campo. Io credo che possa essere logico smettere con l'alzo zero verso chiunque, dato che chi va in campo, a differenza dello scorso anno, si applica, si sbatte e non deflette mai: evidentemente la società ha trasmesso un messaggio forte che è stato recepito. Proprio per questo leggere ancora brontolamenti assortiti sul mister pare veramente fare parte di un'altra epoca. Il club (cioè Saputo) è tetragono e non ci pensa proprio a mollarlo, però il tam tam, in alcuni momenti, è stato autenticamente ossessivo.

Adesso siamo tutti pregati, quasi spinti dai fatti, di andare oltre. E' lontano il caso Destro, un nome che non echeggia più nelle interminabili trasmissioni radio, e questo rasserena l'ambiente ma fa molto bene anche a lui: un po' di riflettori spenti può essere la panacea. Degli esclusi che facevano parte della fioritura della stagione scorsa, quasi non si parla. Krejci, d'accordo, è infortunato, Nagy ora ultimo in gerarchia (ma verrà buono più avanti, se ne può essere ragionevolmente certi) bisogna che pazienti e aspetti il suo turno. Torosidis out non rappresenta un'occasione per dividersi, Maietta era indispensabile ma ha evidentemente cresciuto dei vice in gamba.

Nel dilagante buonismo affiorano momenti di tenerezza donadoniana, nel pre-gara ascolta rapito i consigli di Palacio che pare essere, lui, il coach e nel finale va a consolare Mbaye come un buon papà.

Se è un sogno, non svegliateci.

Sezione: Director's cut / Data: Gio 21 settembre 2017 alle 09:00
Autore: Alberto Bortolotti
vedi letture
Print