E' troppo presto, dopo 4 giornate, procedere a una identificazione precisa del Bologna di quest'anno. Due vinte in casa, meritatamente e di misura, due perse fuori nettamente: parrebbe una squadra facile a esaltarsi tra le mura amiche quanto incline a deprimersi in viaggio, ma tra due mesi si potrà sostenere meglio se queste sono linee di tendenza, al momento sono solo supposizioni.
Il prepartita è stato vivacizzato dall'entrata a piedi uniti da dietro di Aurelio De Laurentiis, che ha attribuito alle 10 "piccole" (definite sbrigativamente e maleducatamente "minuzzaglia") della Serie A - tra cui, evidentemente, il Bologna) - la causa dei vuoti al San Paolo.
Solo i devoti o gli smemorati possono seguirlo in questo ragionamento. Già lo scorso anno il Napoli incassò poco dagli abbonamenti (i biglietti costano carissimi: sabato una curva 25 €, in un settore che un nostro tifoso ha definito "una buca con una zanzariera") per evidente sfiducia del pubblico partenopeo verso il produttore cinematografico, nonostante una indubbia costanza al vertice italiano e in Europa del club azzurro. Secondo calciomercato.com lo scorso anno le tessere vendute sono state 6400, quest'anno calate del 19% a 5200 (poco più di un terzo di quelle del Dall'Ara). A metà degli anni '70 la squadra guidata da Vinicio, con il gringo Clerici al centro dell'attacco, staccò 70402 season tickets (curiosità: Vinicio e Clerici sono entrambi ex rossoblù). D'accordo che sono cambiate le abitudini del pubblico calcistico, ma addossare ad altri responsabilità proprie è un esercizio da politico, più che manager sportivo. Se poi il padrone del Napoli non vuole più andare allo stadio perchè è vecchio, brutto, sovradimensionato e non si vede, bisogna che ne parli con il suo disinvolto Sindaco.
Tanto se ne vuole fare uno nuovo, più raccolto e civettuolo, sempre da lì deve passare. Magari pigliando lezioni dalla odiata Juve o dal sottovalutato Bologna.
Poi, al di là di tutto, la imminente riforma della Champions League svuota i campionati nazionali, distribuendo moltio più soldi alle 4 classificate sicure delle 4 grandi nazioni europee (Inghilterra, Spagna, Germania, Italia). Come scrive Gazzetta, oggi la Champions (con l’Euroleague) vale oltre 2,2 miliardi all’anno e ne distribuisce quasi 1,3; l’obiettivo è salire a quasi 3 miliardi di ricavi, aumentando la quota per le squadre. I premi ai club saranno divisi in quattro voci: il market pool, cioè la quota riferita a ogni singola nazione (che dal 40% scende al 15%), il fisso di partecipazione (25%), i risultati della stagione (30%) e i risultati storici (appunto il ranking per club, 30%).
In questo quadro l'obiettivo di De Laurentiis sarà esserci sempre, cosa gli può importare del torneo nazionale?
E' un traguardo, in prospettiva (lontana, ok) a cui sarebbe logico puntasse anche il Bologna. La ragione è duplice: tanti soldi da mettere sul mercato e nelle strutture, e una visibilità internazionale che può consentire, un giorno, l'appetibilità della società all'estero, modello Inter e Milan. Quando infatti domandi,a  persone dell'ambiente, chi mai potrà rifondere a Saputo gli oltre 100 milioni che a fine corsa avrà messo (di base, a fondo perduto) la risposta è univoca: "Solo un tycoon cinese. In Europa è impossibile trovare qualcuno interessato a quelle cifre".
Detto che la Cina pensa a organizzare un Mondiale entro 20 anni e a una vittoria dello stesso entro 30 (quindi è chiaro che il sistema rosso agevola e agevolerà di più l'acquisizione di know how europeo), un recupero dei circa 30 milioni che il boss di Montreal metterà nel rifacimento del Dall'Ara (gli altri, si è scritto, li deve portare a casa Fenucci: abilità diabolica nel tessere rapporti, ma operazione non semplice) può certamente giungere dal ridisegno stesso dello stadio.
Già quest'anno c'è uno spicchio di tribuna, dedicato solo ad aziende, che ha portato ottimi frutti. Tutta la zona più "lucrosa" sarà, di fatto, orientata in qiuesto senso. E le aree commerciali dentro il Dall'Ara o nelle immediate vicinanze (anche se personalmente vedo in salita lo sfruttamento dell'antistadio) dovranno fare il resto.
Il rapporto di questi mesi (quelli in cui l'operazione va finalizzata) con il Comune determinerà il futuro canadese del Bologna. Finora Sindaco e Giunta hanno condotto con perizia il filo, smarcandosi anche al momento giusto (e con abilità tutta politica) da Tacopina che era stato il primo aggancio e sembrava godere di corsia preferenziale. Ma adesso è arrivato il momento di avvitare i bulloni. E dimostrare a Saputo che non è il "sistema Italia" (o non da solo) il senso dei suoi investimenti. Il valore è Bologna. I primi a darne prova debbono essere gli amministratori pubblici.

Sezione: Director's cut / Data: Lun 19 settembre 2016 alle 07:30
Autore: Alberto Bortolotti
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