E' bello vedere che le critiche, gli strali, l'indignazione, il classico "incazzo da web" va in tutte le direzioni tranne quello che avrebbe (forse...) qualche probabilità di riuscita.

Si era detto e scritto che le premesse del mercato erano confortanti purché il campo desse le conferme necessarie. Per la verità, l'impatto di Orsolini è stato promettente, ma in mezzo mancava il terminale: Palacio spompo, Destro panchinato in nome di un dissidio tecnico-tattico-ambientale che oramai si fatica a occultare. Saltando subito alle conclusioni, credo che a giugno faccia bene a entrambi, il centravanti e il tecnico, cambiare aria. Con attenuanti (diverse tra loro), due delusioni. Meglio cambiare tanto: a meno che non si faccia un finale di stagione del tutto diverso da questo periodo sconsolante.  

Così i cross dell'esterno juventino (un attaccante, non un creatore di gioco come Verdi) precipitavano nel vuoto dell'area come navette spaziali abbandonate dai John Glenn di turno al rientro dallo spazio. Mai si è data la sensazione di avvicinarsi al pareggio, dopo che il gol che timbra la sconfitta era stata una galleria di orrori veramente pazzesca; Masina e Donsah con la fotta di chi va a passeggio per il Pavaglione a guardar vetrine e ragazze, i due centrali in lizza per il titolo di "Beccaccione 2018", non ce n'è stato uno che abbia fatto la cosa giusta anche solo per un secondo. E se si ripetono errori di reparti e singoli è chiaro che sul banco degli imputati finisce anche lo staff tecnico: è inevitabile. Attenzione: al sottoscritto il "bel gioco" cale relativamente. Preferisco fare punti, specie se in rosa ho una maggioranza di onesti faticatori. 

4 sconfitte nelle ultime 5 partite, 6 punti su 8 gare sono l'attestazione del pre-disastro, un rendimento (negli ultimi due mesi) da retrocessione. E poco consola sapere che siamo uguali all'Inter e a noi stessi dell'anno scorso: non si tratta di due patenti di qualità. Ma la cosa che stupisce (oddio, no. In fondo è una conferma) è il rilassato e pacificatore non-intervento del club. Saputo tace da tempo, perso nelle nebbie delle valutazioni sullo stadio. Fenucci e Bigon, certo, avevano parlato in settimana e non hanno ritenuto utile intervenire. Sembra che ti sussurrino "se piace al Capo, che ci possiamo fare?", oppure anche "beh, valiamo quello che si vede, perché agitarsi?". 

L'assenza di Verdi non ci voleva: tra gol e assist mette lo zampino in tanto del poco costrutto rossoblù. Proprio per questo è ulteriormente improponibile, data anche la mentalità del club, un cambio del mister in corso d'opera. Tenuto anche conto del fatto che i due più accreditati, De Biasi e Reja, chiedono almeno due stagioni di contratto. E con questo cappio al collo, giova ricordarlo, al Bologna sfuggì Gasperini: esonerato Lopez, fu preso Delio Rossi che pretendeva (dal suo punto di vista giustamente) le medesime garanzie. Poi, se vogliamo, ci sono in città due esempi (cestistici) di coach sulla graticola e ora in grande spolvero: se si fosse dato retta ai tanti iconoclasti Ramagli e Boniciolli sarebbero tornati da tempo a Livorno e Trieste. Ma V ed F hanno tenuto botta e hanno avuto ragione.

Risultano in ogni caso del tutto oziosi i frenetici e vorticosi "assalti alla tastiera" degli anti-donadoniani. Soprattutto mal diretti: si abbia il coraggio civico di portare le critiche laddove c'è capacita decisionale, ovvero Saputo - soprattutto: ma come si sa, molti pensano che sia vietato - e Fenucci. L'ultima moda è tornata a essere la demolizione dei giornalisti, un tempo troppo critici (verso la proprietà, ca va sans dir), ora troppo morbidi (nei confronti di Donadoni, ovvio). Non si capisce bene come una domanda, una nota radiofonica o una riga di articolo possano incidere su un risultato più di un cambio, una svagatezza di terzino o un tiro ciccato di una punta. 

Il tifoso non ha di sicuro ha l'obbligo di coerenza. Magari sarebbero da evitare le polemiche e le lectio magistralis tra colleghi, perché la gloria presente ("hai visto che l'ha detto anche..." ?) non previene da schizzi di fango appena gira il vento.

Per esempio: fa notare giustamente un appassionato sul web che all'inizio del percorso nordamericano fu annunciato come un segno di progresso (uno dei tanti) lo sviluppo di una web tv con palinsesto "pieno" prodotta a e da Casteldebole. Molti salutarono la cosa come l'anticamera, finalmente, della "sparizione" dei poco ambiziosi e zero allineati cronisti e commentatori locali.

Ecco, ci fosse oggi la web tv, avrebbe criticato Donadoni? Fatto domande scomode? Inciso sugli equilibri tecnici? Quesiti legittimi, credo, e risposte variabili a seconda delle sensibilità di ognuno. Ma il giudice supremo resterebbe sempre il campo. E' così dalla notte dei tempi e non cambierà.

 

Sezione: Director's cut / Data: Mar 06 febbraio 2018 alle 13:04
Autore: Alberto Bortolotti
vedi letture
Print