Confesso di esserci caduto pure io, nel tranello. Sotto di due reti dopo 15' e prigioniero delle solite disarmanti svagatezze, il Bologna mi sembrava pronto a sbarazzarsi del suo tecnico: se doveva essere un percorso lastricato di sole amarezze, va bè, separiamoci, finiamo con Magnani e affidiamo la prossima panchina a un giovane di belle speranze (no, non Di Francesco senior: sul suo sbarco sotto le Due Torri l'ostacolo non è il figlio Federico - quello, alla peggio, si può vendere - ma i 3 milioni di clausola rescissoria posti dal Sassuolo. Roba totalmente fuori dalla portata del risparmioso Bologna dell'era-2 di Saputo).

Mocchè, tocca a tanti sopportare ancora Donadoni. L'undici rossoblù, incerotatto e depresso, mostra insospettabili segni di vitalità, mette in palese ambasce l'Atalanta (tanto che Gasperini è costretto a togliere una punta per irrobustire il centrocampo) e, udite udite, segna pure Destro - avvicinandosi poi, addirittura, al raddoppio -, schierato come punta unica, senza Verdi, insomma il contrario di tutto quello che la combattiva pubblicistica anti-mister quotidianamente ripete (come un mantra: così i cultori dei neologismi contemporanei sono più contenti).

Il quasi-punto di Bergamo (corredato dell'ennesima marachella arbitrale, ci fosse già stato il VAR la prima segnatura sarebbe stata semplicemente annullata per offside) dimostra che, quando i giocatori sono un minimo combattivi, anche l'allenatore non si palesa come il "suonato" che ai più - sparsi ovunque - appare. Pensate cosa potrebbe capitare se gli dessero dei giocatori di calcio, potremmo addirittura andare allo stadio senza sbadigliare o pigliare cappello. E lui essere meno testone, chissà.

Quanto a Destro, tutte le giaculatorie a sua difesa che sottintendono la giustificazione "poverino, cosa può fare con una squadra che non lo aiuta" dimenticano - così, banalmente - gli Etò o e i Mandzukic che fanno i terzini, Mertens che va a chiudere con una perfetta diagonale difensiva sull'attacco del Sassuolo, Higuain che sale a metà campo a prendere un pallone. E non cito Belotti e Immobile (intendo: la loro attitudine agonistica) perchè non voglio sparare sulla Croce Rossa.
A Bergamo Destro ha fatto il calciatore, non lo spettatore disinteressato. Il gol sarà anche fortuna ma è stato voluto, peccato che l'occasione del possibile 3-3 sia stata affrontata con eccessiva morbidezza, sennò avremmo celebrato la giornata di Mattia. Il quale non è in condizione di pretendere una squadra su misura e un tecnico a lui solo devoto. Magari gradisce Di Francesco (Federico, ovvio); bene, se c'è una società batta un colpo e segnali la cosa al mister: il quale può darsi se ne sia finalmente convinto. Tra un drive e un put, nei martedì al Golf Bologna, sulle colline tra Zola e Crespellano, questi discorsi si affrontano meglio.

I pregi e i difetti di Donadoni oramai si conoscono alla perfezione.
Forse contro i nerazzurri ha calibrato l'importanza di Mbaye (benedetta influenza a Torosidis!) e Di Francesco, dopo un anno passato a centellinarli inspiegabilmente. E poi gli dò un consiglio, visto che sono 40 anni che mi occupo di comunicazione: le conferenze stampa non possono essere affrontate con fastidio confinante nella spocchia, già lo scorso anno il tira-e.molla sulla conferma fu davvero poco gradevole, ora non si dà - e non credo sia un caso - mai una spiegazione, si risponde con il tono di chi sottintende "io so, voi no, non mischiamoci che non ci tengo".
Può anche darsi che abbia ragione, allora in quel caso è preferibile una documentata separazione: "scusate, non avete niente da chiedermi e io niente da dirvi, quindi sto zitto fino alla fine". Forse sarebbe meglio. Ma se si parla, bisogna cambiare registro.
Sui pregi io mi limito a dire che Donadoni sa di calcio come nessuno tra Casteldebole e Montreal, inclusi pc, microfoni radio, telecamere. E che la traduzione in pratica dei suoi principi dipende tanto da lui ma non poco anche da chi lo paga. Si provi ad affrontare l'ebbrezza di dargli qualche elemento di comprovata solidità, non vecchi ronzini modello gennaio 2016 o virgulti in formazione. Credo che tutti potremmo avere più soddisfazione.

Infine, ricordo solo un particolare aritmetico. 1 punto in 4 partite. Accontentarsi di sconfitte dignitose e non meritate non è da Bologna.

Sezione: Director's cut / Data: Dom 23 aprile 2017 alle 16:45
Autore: Alberto Bortolotti
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